domenica 18 agosto 2019

Santa Teresa di Lisieux è la più pericolosa tra tutti i santi?


Il Piccolo Fiore è il nemico mortale della mediocrità spirituale e della tiepidezza.

 
Quali parole usereste per descrivere Santa Teresa? Gentile. Innocente. Come un bambino. Fiduciosa. Affettuosa. Appassionata. Nascosta. Piccola. Vengono in mente questi termini e altri simili.

Posso suggerire un’altra parola per descriverla? È un termine che potreste non aspettarvi, che vi potrebbe sembrare sorprendente, perfino stridente, forse fastidioso. Descriverei Santa Teresa come “pericolosa”.
Pericolosa?!? Il Piccolo Fiore? Com’è possibile? Come può l’apostola dell’infanzia spirituale essere pericolosa? Chi potrebbe considerarla una minaccia?
Teresa è un pericolo per chi si è rassegnato alla mediocrità spirituale. È una minaccia per ogni anima che non oserà aspirare alla santità. È il nemico mortale della tiepidezza.
Teresa elimina ogni scusa, liquidando qualsiasi buon motivo possiamo avanzare per non essere santi, per non lottare per raggiungere la santità. È la prova che la grande santità è possibile per ogni anima, e quindi la nostra mancanza di santità è un problema relativo alla nostra volontà piuttosto che alla fortuna o alle circostanze. In altri termini, il messaggio di Teresa è questo: se non siamo santi è perché non vogliamo esserlo.



Così Santa Teresa di Lisieux scacciò il diavolo dalla sua vita

Noi che siamo soddisfatti della nostra mediocrità abbiamo scuse tutte ben collaudate e delineate: non possiamo essere santi perché è davvero complicato. Dio non ci ha benedetti con il carattere o la forza necessari. Siamo stati gravati di vite troppo impegnate per godere semplicemente delle cose di Dio. Abbiamo famiglie e affari da curare.
E le nostre comunità non ci sosterrebbero mai nel tentativo di diventare santi. Anche chi condivide la nostra religione è troppo mondano e privo di carità. Le nostre parrocchie sono divise, le nostre liturgie non ispirano, i nostri pastori sono scarsi predicatori. Non siamo mai stati in grado di trovare un direttore spirituale davvero valido; non abbiamo il tempo per leggere le Sacre 
Scritture.


Diremmo che Teresa ha vissuto in un’epoca più semplice, in cui la santità era ancora possibile. Noi viviamo nell’epoca dell’AIDS e del terrorismo. Le circostanze non sono favorevoli al perseguimento della santità.
Noi mediocri ci lanceremmo in lunghe argomentazioni, in modo calmo ma deciso, sul fatto che tutto in noi e intorno a noi è semplicemente non tendente alla santità.

    Santa Teresa di Lisieux (1873-1897) 


     Piccolo Fiore è il nemico mortale della mediocrità spirituale e della tiepidezza

Teresa è stata un caso speciale. Dio deve accettare che al giorno d’oggi le persone non siano capaci di grande santità. Deve accettarci come noi abbiamo accettato noi stessi, tiepidi, mediocri.

È così che accampiamo le nostre scuse.
Ma poi arriva Teresa, che con un sorriso le sfata tutte e non ci lascia la possibilità di nasconderci da Dio o da noi stessi.
Ed è per questo che è pericolosa. Ci dirà che se non siamo santi non potremo biasimare nessuno se non noi stessi.
E allora cosa possiamo fare? Se non scappiamo via, se alla fine ammettiamo che Teresa prova che la chiamata alla santità è universale, cosa fare? Esiste la tentazione di gettare il peso tutto su di noi: “Va bene, stringerò i denti e attraverso un deciso atto di volontà imiterò Teresa in ogni modo possibile. Conterò fino a tre, e poi sarò un figlio spirituale e sarò santo, e allora Dio dovrà amarmi!”

Ma non è solo con i nostri sforzi che diventiamo santi.

   
E allora cosa dovremmo fare? Il paradosso è che non ci viene richiesto nulla – Dio fa tutto il lavoro.
Prendiamo in considerazione questo esempio: ho fatto visita a una famiglia che ha un bambino di tre anni. Come premio dopo cena, al piccolo Jacob è permesso di guardare un episodio de Il trenino Thomas. La collezione dei video è su uno scaffale posto in alto, ben al di sopra della sua testa. Non potrebbe mai arrivarci da solo. Si mette in piedi davanti alla libreria, con le braccia alzate, di modo da essere preso sotto le ascelle e alzato fino a dove vuole arrivare. Senza alcuna esitazione, senza neanche chiedere, sta lì con le braccia alzate, del tutto fiducioso del fatto che qualcuno lo solleverà.
Penso che Santa Teresa direbbe che dobbiamo fare come il piccolo Jacob:
Dobbiamo fare un passo avanti.
Dobbiamo alzare le braccia e aspettare di essere sollevati.
E dobbiamo lasciar agire Dio.
Potremmo dire “È così semplice che può farlo anche un bambino”, ma non è proprio così. È così semplice che solo un bambino può farlo. Smettiamo di accampare scuse. Smettiamo di agitarci e di lottare. Smettiamo di cercare di compiere l’ascesa verso la santità contando solo sulla nostra volontà e la nostra saggezza. Facciamo semplicemente un passo avanti, alziamo le braccia e lasciamo che il Padre che ci ama ci sollevi.







giovedì 15 agosto 2019

Agosto 14 - 2019 Maria è colei che lo Spirito Santa ha inondato della sua Grazia.

«Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo». Mt. 1,20

LO SPIRITO SANTO SCENDERÀ SU DI TE…

Maria è colei che lo Spirito Santo ha inondato della sua Grazia, la prima cristiana, la prima carismatica: con Lei la liberalità dello Spirito è davvero splendida! Lo Spirito Divino, che ha compiuto meraviglie in tutta la storia della salvezza, nella pienezza
dei tempi, ha operato in Maria la concezione verginale dell’Uomo Nuovo, Cristo Gesù; per questo la Vergine è giustamente chiamata Sposa di Dio e Tempio dello Spirito Santo.La fede di Maria, che accetta liberamente l’offerta della Maternità Divina, è un’azione tutta privilegiata dello Spirito. La sua collaborazione libera e attiva, è nutrita e permeata dallo Spirito, che le dona la Grazia di donarsi completamente a Dio. Non appena ella pronuncia il sì a Dio, l’Atteso delle Genti, ad opera dello Spirito San-to, è concepito nel suo seno e riceve da Lei il Corpo e il Sangue umani, che un giorno saranno immolati sulla croce: da quell’istante comincia la storia della nostra Redenzione.
I Padri chiamano lo Spirito Santo «l’iniziatore del Corpo e del Sangue di Cristo». È nel momento dell’Annunciazione che Maria diventa il punto di giuntura tra la terra e il Cielo.
Lo Spirito Santo è l’Amore di Dio che viene a noi nella sua suprema manifestazione, inviato dal Padre e dal Figlio; Maria è l’umile ancella ch’Egli innalza fino all’incon-tro con Dio.
Nel momento d’incontro di questa doppia tenerezza di Dio verso la Vergine e della Vergine verso il suo Creatore, nasce la Nuova Alleanza nel cuore stesso del Mistero dell’Incarnazione.
Se Cristo è l’Uomo Nuovo, Maria è la creatura nuova plasmata dallo Spirito. A lei, prima che a tutti i redenti, si devono applicare le parole dell’Apostolo, che così tratteggia la fisionomia dei figli di Dio redenti dal Sangue di Cristo: «Scelti prima della creazione del mondo per trovarci al suo cospetto santi ed immacolati».
Non essendo la Divina Maternità limitata alla sola generazione fisica, ne consegue che la profonda associazione tra Maria e lo Spirito, porti ad una stretta cooperazione di Maria col Cristo per la salvezza del mondo. L’azione dello Spirito in lei continua perciò con la sua potenza misteriosa a guidarla per tutta la vita, alimentando, sotto il suo impulso, la sua fede viva, che va così crescendo e perfezionandosi fino alla prova suprema sotto la croce e fino alla pienezza della visione di Dio. Quest’azione si amplifica nel
Cenacolo, dove anche Maria è presente con i discepoli; anche lei comincia a parlare lingue nuove, è alla loro testa nella lode al Signore e diviene la profetessa di Dio per una sempre più intima unione al Cristo. Ella viene da allora ad avere un ruolo unico
nella Comunione dei Santi ed unisce tutti i redenti intorno al trono dell’Agnello.

L’azione dello Spirito e quella di Maria, da Lui derivata ed a Lui subordinata, tendono ad un unico scopo: rivelare e dare Cristo all’umanità e così glorificare il Padre. Non pochi teologi ammaestrano che la figura di Maria è così eccelsa che non ci si può accostare a Lei senza la grazia e l’illuminazione dello Spirito e che noi dalla luce di Maria siamo guidati alla conoscenza ed all’amore dello Spirito. Ecco perché la pietà mariana rivivrà in noi se sarà fortemente legata allo Spirito Paraclito. Venerando, lodando e invocando quella creatura meravigliosa che è Maria, riconosciamo ed esaltiamo l’opera dello Spirito che l’ha innalzata a così sublime altezza.

O Vergine immacolata, hai accolto l’ineffabile parola dell’Angelo e il tuo grembo, pie-no della luce dello Spirito Santo, ha meritato di portare il Verbo di Dio fatto uomo: rendici docili al medesimo Spirito per comunicare al mondo le ricchezze del Sangue del nostro Salvatore. E cosi sia.








giovedì 25 luglio 2019

Sant'Agnese, vergine e martire - Non ancora capace di soffrire e già matura per la vittoria.


Dal «Sulle Vergini» di sant'Ambrogio, vescovo Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.

Il 21 gennaio si festeggia Sant’Agnese. Nacque nella città di Roma il 293 dopo Cristo. I suoi familiari erano patrizi e quindi gente molto istruita e ricca. Agnese, ancora bambina, decise di convertirsi alla Fede in Gesù Cristo e di fare un voto di castità al Figlio di Dio. Ad un certo punto, il figlio del prefetto di Roma si innamorò perdutamente della ragazzina. Costei però non ricambiava i sentimenti del giovane innamorato. Agnese dunque rifiutò senza mezzi termini il corteggiamento del suo spasimante. Il prefetto non comprese le ragioni del rifiuto della ragazza a suo figlio e ad un tratto scoprì anche che Agnese aveva fatto voto di castità. Costui ordinò alla giovane di abbandonare la sua casa e di andare a vivere in clausura presso le vestali. Nella sua nuova dimora, la ragazza avrebbe dovuto convertirsi al paganesimo, pregando la dea che ai tempi era la protettrice di Roma. Agnese rifiutò di trasferirsi presso le vestali, e allora, per punizione, venne esposta senza vestiti nei pressi di Piazza Navona. A quel punto, un ragazzo cercò di avvicinarsi alla giovane per toccarla, ma venne accecato da un Angelo Bianco, mandato dalla Provvidenza. L’uomo perse la vista, ma riuscì miracolosamente a riacquistarla, grazie alle preghiere di Agnese.

A Sant'Agnese, Vergine e Martire, il nuovo Calendario della Chiesa riserba, giustamente una memoria obbligatoria. Il nome di Agnese deriva dal greco agne, che vuol dire « casta », ed è simile al nome di agnus, cioè agnello. Nella storia della santità, moltissime sono state le « Agnese », cioè le agnelle di Cristo, candide, miti e pure. Quella di oggi è la prima degna dell'Agnello divino martirizzata a Roma, si crede ai tempi di Diocleziano, cioè verso il 304.

Secondo la concorde tradizione romana e greca, non era che una bambina di dodici anni, un boccio pudico, un'agnellina tenera e candidissima. « In un corpo così piccolo,—commenta Sant'Ambrogio,—c'era posto dove ferire?... Le fanciulle della sua età non riescono a sostenere lo sguardo irritato dei genitori; la puntura di un ago le fa piangere; Agnese offre tutto il suo corpo alla punta della spada, che il soldato brandisce con furore contro di lei ». Il sangue del suo martirio fece spiccare ancor più il candore della sua innocenza. Agnese divenne così il simbolo del pudore e della purezza. Il suo nome fu ripetuto in tutti i sermoni sulla verginità, tutti gli inni esaltarono il candore del suo vello incontaminato.

La leggenda naturalmente immaginò un infelice insidiatore della sua pudicizia, nel figlio voglioso del Prefetto di Roma. Agnese l'avrebbe respinto e perciò venne denunciata come cristiana. Il Prefetto impose alla bambina di sacrificare, con le altre vergini, alla dea Vesta, oppure di entrare tra le meretrici della città. Ma la piccola e intrepida Agnese ebbe più timore dell'idolatria che non della prostituzione, anche perché sapeva di poter uscire intatta e immacolata dalla prova infamante.

Spogliata, si rivestì dei lunghi capelli, manto regale della sua pudicizia. Condotta nel turpe luogo nessuno osò insidiare la sua verginità. Una leggenda d'origine greca narra anzi che un uomo più brutale degli altri, avvicinatosi alla fanciulla, cadde subito ai suoi piedi, privo di vita. Dopo questo fatto, Agnese venne di nuovo interrogata dal Prefetto, in presenza del corpo inanimato dell'uomo. « Crederò a te e al tuo Dio — disse il giudice — se ridonerai la vita a quest'uomo ».

Agnese allora, alzando gli occhi al cielo, implorò la vita per il suo attentatore, e al miracolo il Prefetto e molti con lui gridarono: « Grande è il Dio dei cristiani! ». Qualcuno però accusò la fanciulla di tenebrosa magia, e il martirio ebbe seguito.

Non si sa però in che modo preciso Agnese suggellasse la prova. Il Papa Damaso, con la tradizione greca, parla di fuoco. Il poeta Prudenzio, con la tradizione latina, parla più verosimilmente di decapitazione. Ma nell'inno in onore di Agnes Beatae Virginis, che si ritiene di Sant'Ambrogio, il poeta immagina la fanciulla sgozzata, proprio come una vera agnella, mite e immacolata. E dell'Agnello divino, la Martire bambina, bianca e vermiglia, è restata la sposa più tenera e più commovente.


Sant'Agnese Vergine e martire, dipinto di Johann Schraudolph (Wikipedia)

SANT’AGNESE, LA SUA STORIA

Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.

IL MARTIRIO
Successivamente Agnese venne accusata di saper usare la magia e dunque fu condannata ad essere bruciata viva. La giovane fu in grado di sopravvivere alle fiamme che invadevano il suo corpo, quindi venne uccisa con un colpo di spada, che le ferì mortalmente la gola La giovane perse la vita il 21 Gennaio del 305 dopo Cristo, e in seguito fu eletta Santa.

Santa Agnese è stata nominata Patrona della città dell’Aquila. Nel giorno della sua morte, infatti, nel monastero a lei dedicato vi è una celebrazione religiosa, che attira parecchi pellegrini e turisti. Alla celebrazione assistono in genere molte autorità civili e religiose. Nel corso della festa di Sant’Agnese, nella piazza del vecchio ospedale di San Salvatore, dei gruppi di persone, guidati ciascuno da un capitano, si sfidano in una gara di maldicenze, che sono in genere rivolte contro un qualsiasi cittadino aquilano. Questa competizione viene di solito vinta dal gruppo le cui maldicenze sono le più vere ed originali.

Il 21 Gennaio si ricordano San Patroclo di Troyes, Sant’Epifanio di Pavia, San Publio di Atene, San Zaccaria del Mercurion e San Bartolomeo Roe. I Beati di questo giorno sono invece Gualtiero di Bruges, Tommaso Green, Giuseppa Maria di Sant’Agnese e Francesco Bang. 







lunedì 8 luglio 2019

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo: 16 luglio


Il Monte Carmelo fu, fin dai tempi più remoti, assai famoso in Palestina ma oggi territorio israeliano. Su di esso infatti si ritiravano uomini di santa vita per onorarvi, ancor prima che nascesse, la Vergine Madre di Dio. Venne santificato pure da un lungo soggiorno che vi fece il profeta Elia. 

Continuarono poi sempre pii solitari a ritirarsi sul Monte Carmelo, ma quando la spada di Maometto assoggettò la Palestina, a stento alcuni riuscirono a salvarsi nascondendosi nelle spelonche. 

Verso il secolo XI, un pio sacerdote calabrese eresse sui ruderi di una cappella anteriore una chiesetta alla Vergine, ed, avendo raccolti altri compagni, ebbe dal patriarca di Gerusalemme una regola di vita. Ebbe così inizio l'ordine dei Carmelitani che fu poi approvato dai Sommi Pontefici Onorio II e Gregorio IX.

Ma la festa della Madonna del Carmine è strettamente legata al grande devoto della Vergine, S. Simone Stock. Era questi un inglese che, per onorare la Madre di Dio, si era dato ad austerissime discipline, rinnovando le mortificazioni dei primi eremiti. E quando, sul principio del xm secolo, l'Ordine Carmelitano si estese in Inghilterra, S. Simone, attratto dalla devozione che i Carmelitani professavano a Maria, volle entrare nel loro Ordinè. Accettato, chiese di vedere il Monte Carmelo, e così visitò a piedi nudi tutti i luoghi sacri della Palestina, trattenendovisi per ben sei anni. Solo Iddio è testimonio delle fervorose preghiere che il Santo fece su quel sacro suolo nelle notti silenziose!

Ed appunto in una di quelle notti gli apparve la Vergine che, consegnandogli uno scapolare, gli disse con dolcezza: Figlio, prendi il segnale del mio amore. 

E che questo sia il segnale dell'amore di Maria ce lo dice il seguente versetto, riferito allo scapolare: Protego nunc, in morte juvo, post funera salvo! —Avranno, dice Maria, la mia protezione in vita, saranno da me aiutati in morte e dopo la morte li condurrò in cielo.

S. Simone, per soddisfare il desiderio della Regina del Cielo, con grande zelo propagò questa devozione, che si estese rapidamente.

Anche i Papi si tennero onorati di appartenere alla milizia di Maria, e concessero molte indulgenze agli ascritti. Il Privilegio sabatino che godono gli ascritti all'abitino del Carmine assicura la liberazione dal Purgatorio, per intercessione di Maria, il primo sabato dopo la morte. 

La solennità della Beata Vergine del Carmine si celebra il 16 luglio, in ricordo dell'apparizione e della consegna dello scapolare a S. Simone.

Il Beniamino di Maria, l'apostolo dell'abitino del Carmine, morì proprio il 16 luglio del 1265 in età di oltre cento anni. 

Impariamo ad amare Maria, e portiamo sempre sul nostro corpo l'abitino del Carmine. 

PREGHIERA. O Dío, che decorasti l'ordine del Carmelo del titolo singolare della tua beatissima sempre Vergine e Madre Maria, concedi propizio che mentre oggi ne celebriamo la festa con solenne ufficio, muniti della sua protezione, meritiamo di giungere ai gaudi eterni. 




Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

O Maria, Vergine del Carmelo,
riempi della tua presenza il cammino della nostra vita.
La tua bellezza, specchio della bellezza divina,
irradi nel mondo mitezza, pace, armonia.
La tua tenerezza, riflesso della misericordia divina,
ci aiuti ad amare Dio e i fratelli con cuore puro e totale dedizione.
La tua sapienza, dono dello Spirito Santo,
ci educhi all’ ascolto orante della Parola
e a vivere secondo i suoi disegni.
Con il tuo esempio sostienici, o Maria, nostra Madre e Sorella.
Amen.





sabato 6 luglio 2019

Santa Maria Goretti Vergine e martire che trascorse una difficile fanciullezza.

Corinaldo, Ancona, 16 ottobre 1890 – Nettuno, Roma, 6 luglio 1902
Nacque a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, figlia dei contadini Luigi Goretti e Assunta Carlini, Maria era la seconda di sei figli. I Goretti si trasferirono presto nell'Agro Pontino. Nel 1900 suo padre morì, la madre dovette iniziare a lavorare e lasciò a Maria l'incarico di badare alla casa e ai suoi fratelli. A undici anni Maria fece la Prima Comunione e maturò il proposito di morire prima di commettere dei peccati. Alessandro Serenelli, un giovane di 18 anni, s' innamorò di Maria. Il 5 luglio del 1902 la aggredì e tentò di violentarla. Alle sue resistenze la uccise accoltellandola.Maria morì dopo un'operazione, il giorno successivo, e prima di spirare perdonò Serenelli. L'assassino fu condannato a 30 anni di prigione. Si pentì e si convertì solo dopo aver sognato Maria che gli diceva avrebbe raggiunto il Paradiso. Quando fu scarcerato dopo 27 anni chiese perdono alla madre di Maria. Maria Goretti fu proclamata santa nel 1950 da Pio XII.

Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

Emblema: Palma
Martirologio Romano: Santa Maria Goretti, vergine e martire, che trascorse una difficile fanciullezza, aiutando la madre nelle faccende domestiche; assidua nella preghiera, a dodici anni, per difendere la sua castità da un aggressore, fu uccisa a colpi di pugnale vicino a Nettuno nel Lazio.

I primi anni e la famiglia
Nacque a Corinaldo in provincia di Ancona il 16 ottobre 1890 e fu battezzata lo stesso giorno coi nomi di Maria Teresa. Fu poi cresimata, secondo l’uso dei tempi, in tenera età, il 4 ottobre 1896, quando il vescovo Giulio Boschi giunse in visita pastorale nel paesino.
I genitori, Luigi Goretti e Assunta Carlini, ebbero oltre a lei, la primogenita, altri quattro figli e lavoravano come braccianti agricoli. Stentando nel vivere quotidiano con la numerosa famiglia, decisero di trovare lavoro altrove. Mentre tanti compaesani tentavano l’avventura dell’emigrazione nelle Americhe, essi scelsero, nel 1897, di spostarsi nell’Agro Pontino. 

Nell’Agro Pontino
Quella zona, prima della bonifica, iniziata nel 1925 e completata soltanto nel 1939, fungeva da diga naturale fra la parte settentrionale del Lazio e l’immenso acquitrino a sud. Non era certamente un luogo salutare, perché d’estate era invaso dalle zanzare portatrici della malaria. Il chinino, unico farmaco efficace, era soprattutto usato per scopo terapeutico, ma non serviva per lo scopo preventivo.
I Goretti giunsero dapprima nella tenuta del senatore Scelsi a Paliano come mezzadri. Lì conobbero un’altra famiglia, già residente: Giovanni e Alessandro Serenelli, padre e figlio, pure di origine marchigiana; la madre era morta da tempo. 
Quando i rapporti con il proprietario si guastarono, le due famiglie dovettero lasciare Paliano. Fortunatamente trovarono, sempre come mezzadri, un’altra sistemazione nella tenuta del conte Attilio Gori Mazzoleni, a Ferriere di Conca (oggi Borgo Montello).

La morte del padre
Mentre i suoi genitori si adoperavano nel lavoro massacrante dei campi, Maria accudiva alle faccende domestiche, tenendo in ordine la casa colonica e badando ai fratellini più piccoli. Dopo alcuni anni, il 6 maggio 1900, il padre non ritornò a casa, stroncato dalla malaria ai margini della palude. Maria aveva allora 10 anni: prese a confortare la mamma rimasta sola, dicendole che Dio non l’avrebbe abbandonata.
Nonostante il raccolto fosse stato buono quell’anno, la famiglia rimase in debito con il conte Mazzoleni dei diritti di mezzadria, di ben 15 lire dell’epoca. Il proprietario invitò mamma Assunta a lasciare quel lavoro e la casa, perché era impossibile mantenere il rapporto lavorativo legato a un mercato esigente e a un raccolto abbondante e sicuro. 
Tuttavia, dietro la disperata richiesta da parte della donna di restare, perché con cinque figli non aveva dove andare, il conte acconsentì, purché nel rimanere si associasse ai Serenelli, che abitavano nella stessa cascina e coltivavano altri terreni. La soluzione sembrò ideale: i Serenelli padre e figlio coltivavano i campi e Assunta accudiva i figli e le due case, oltre a occuparsi dei lavori sull’aia.

Vita quotidiana alla presenza di Dio
Marietta, com’era soprannominata, si dedicava alla vendita delle uova e dei colombi nella lontana Nettuno, al trasporto dell’acqua che non era in casa come oggi, alla preparazione delle colazioni per i lavoratori nei campi, al rammendo del vestiario. Non aveva più potuto andare a scuola, che già frequentava saltuariamente.
Recitava il Rosario ed era molto religiosa, come d’altronde tutta la famiglia: era definita dalla gente dei dintorni «un angelo di figliola». Con grandi sacrifici e dopo aver molto insistito riuscì a frequentare il catechismo. Con tutta probabilità, fu il 16 giugno 1901, quindi a meno di undici anni (invece dei dodici secondo l’uso del tempo) il giorno in cui ricevette la Prima Comunione.
Da allora partecipò alla Messa nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello, che però da giugno a settembre chiudeva, quando i conti Mazzoleni partivano per sfuggire alla malaria e alle zanzare che proliferavano con il caldo. Allora, sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto, distante parecchi chilometri. In tutta la sua vita ricevette l’Eucaristia solo cinque volte, perché all’epoca la Comunione frequente non era incoraggiata.

Problemi in famiglia
Intanto i rapporti fra Giovanni Serenelli e Assunta Goretti si incrinarono, in quanto egli, essendo vedovo, le fece ben presto capire che, se lei e la sua famiglia volevano mangiare, doveva sottomettersi alle sue richieste. Siccome Assunta non era disposta a cedere, lui cominciò a controllare tutto, persino raccogliendo di persona le uova nel pollaio.

Alessandro e Maria
Alessandro Serenelli, dotato di un fisico robusto, rappresentava l’orgoglio del padre, non solo perché sapeva lavorare sodo nei campi, ma anche perché, cosa rara in quei tempi fra i contadini, sapeva leggere e scrivere. 
Quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista, le cui illustrazioni ritraevano artiste in pose e atteggiamenti ritenuti audaci per l’epoca. Questo suscitava le proteste di Assunta, ma il padre lo giustificava, dicendo che doveva esercitarsi nella lettura.
Alessandro ormai guardava Maria con occhi diversi da qualche anno prima. Cominciò a insidiarla, ma fu sempre respinto da lei. Un giorno le fece apertamente delle proposte peccaminose: al rifiuto di Maria, la minacciò di morte se ne avesse parlato in famiglia. Per non aggravare i già tesi rapporti fra le due famiglie, ubbidì, pur non capendo la situazione.

Il martirio
Il 5 luglio 1902 i Serenelli e i Goretti erano intenti alla sbaccellatura delle fave secche. Maria, seduta sul pianerottolo, guardava l’aia e rammendava una camicia di Alessandro. A un certo punto, lui lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò alla casa. Giunto sul pianerottolo, invitò Maria a entrare, ma lei non si mosse: la prese per un braccio e con una certa forza la trascinò dentro la cucina, che era la prima stanza dopo l’ingresso.
La ragazzina capì le sue intenzioni e prese a dirgli: «No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno». Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie: preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla. Maria lo rimproverava, si divincolava.
Mentre lui, ormai cieco nel suo furore, prese a colpirla con violenza sulla pancia, lei ancora invocava la mamma e supplicava: «Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…». Quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente. Il racconto è ricavato dalla deposizione prestata dallo stesso Alessandro Serenelli al Tribunale Ecclesiastico.

La morte
Le grida di Marietta, a malapena sentite dagli altri, fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue. Fu trasportata nell’ospedale Orsenico di Nettuno: in seguito alla copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite, provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici fecero di tutto per salvarla.
Nella notte fu vegliata dal suo parroco, don Temistocle Signori, e da un’amica di famiglia, Teresa Cimarelli; mamma Assunta era stata fatta allontanare dai medici. Il giorno seguente ricevette la medaglia delle Figlie di Maria, poi fu predisposto tutto perché avesse gli ultimi Sacramenti.
Prima di darglieli, don Signori chiese a Maria se perdonasse il suo assassino, come Gesù aveva perdonato sulla croce. La sua risposta fu: «Sì, per amore di Gesù gli perdono e voglio che venga vicino a me in Paradiso». Spirò alle 15.45 di domenica 6 luglio 1902: aveva 11 anni, 8 mesi e 21 giorni.

Il frutto del perdono
Alessandro fu processato e condannato a trent’anni di carcere, di cui tre in isolamento speciale; non gli fu dato l’ergastolo perché minorenne. Il terzo anno di segregazione, nel dicembre 1906, fece un sogno: gli parve di vedere Maria, in un campo di gigli, che gli veniva incontro e gli porgeva quei fiori. Ogni volta che ne prendeva uno – in totale quattordici, come i colpi che le inferse – si tramutavano in lingue di fuoco. Il mattino dopo si rivolse al cappellano del carcere: fu quello l’inizio della sua conversione.
Dopo che la pena gli fu abbreviata a ventisette anni per buona condotta, decise di andare da mamma Assunta a chiederle perdono: gli studiosi attestano come data il Natale del 1934. Lei accettò: non poteva fare altrimenti, visto che la figlia l’aveva perdonato per prima. Si accostarono quindi insieme alla Comunione nella Messa di Mezzanotte.
Alessandro lavorò poi come ortolano, anche in vari conventi cappuccini. Morì il 6 maggio 1970, a 88 anni, ormai riconciliato col suo passato.

Maria nella gloria dei Santi
Il 31 maggio 1935, nella diocesi di Albano, si apriva il processo informativo per la sua beatificazione, mentre nel 1938 iniziò il processo apostolico. Il 25 marzo 1945 papa Pio XII riconosceva che la sua morte era stata un martirio in senso pieno, vista la sua personale spiritualità, il concetto di difesa della purezza come dono di Dio e il ribellarsi coscientemente fino alla morte a un atto che non corrispondeva al volere divino. La beatificazione si svolse nella basilica di San Pietro il 27 aprile 1947, presieduta dal Pontefice.
Essendo stata dichiarata martire, non fu necessario indagare un miracolo per beatificarla, mentre per canonizzarla, secondo le norme dell’epoca, ne occorrevano due. L’11 dicembre 1949 furono quindi riconosciute come miracolose due guarigioni attribuite alla sua intercessione: quella di Anna Grossi Musumarra da pleurite e quella di Giuseppe Cupo da un grave ematoma.
Fu quindi stabilito che la cerimonia in cui Maria sarebbe stata iscritta tra i Santi si sarebbe svolta il 24 giugno 1950. La richiesta di biglietti per l’ingresso fu tale che la celebrazione, per la prima volta nella storia della Chiesa, si svolse in piazza San Pietro.
Al rito assistette, come già a quello della beatificazione, anche mamma Assunta, ammalata e seduta su una sedia a rotelle, ma non in piazza, bensì da una finestra del Palazzo Vaticano. Erano presenti anche due fratelli e due sorelle della nuova Santa.

Il culto
La fama di santità di Marietta si diffuse subito dopo il suo assassinio: già il giorno dei suoi funerali, l’8 luglio 1902, una folla imponente venne a prestarle omaggio. Il suo corpo venne poi sepolto, a spese del Comune, nel cimitero di Nettuno.
Ventisei anni dopo, il 26 gennaio 1929, i resti vennero riesumati e messi in una cassetta di zinco, conservata presso il santuario della Madonna delle Grazie a Nettuno, custodito dai padri Passionisti. Nel 1947, in occasione della beatificazione, furono ricomposti in una statua con mani e volto di cera. Dopo i lavori di restauro, nel 1969, hanno trovato sistemazione definitiva nella cripta del santuario, che già da tempo era diventato meta di innumerevoli pellegrinaggi da tutto il mondo. 
Un’altra reliquia è custodita nel santuario a lei dedicato a Corinaldo, sua città d’origine. La sua memoria liturgica cade il 6 luglio, giorno della sua nascita al cielo.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini









mercoledì 5 giugno 2019

Messaggio di Tenerezza

" Messaggio di Tenerezza "
Il mio Amico Gesù 




Messaggio di Tenerezza

Ho sognato che camminavo
in riva al mare con il Signore
e rivedevo sullo schermo del cielo
tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso
apparivano sulla sabbia due orme:
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,
proprio nei giorni più difficili della mia vita.
Allora ho detto:
"Signore io ho scelto di vivere con te
e tu mi avevi promesso
che saresti sempre stato con me.
Perchè mi hai lasciato solo
proprio nei momenti più difficili ?".
E Lui mi ha risposto:
" Figlio, tu lo sai che Io ti amo
e non ti ho mai abbandonato;
i giorni nei quali
c'è soltanto un'orma sulla sabbia
sono proprio quelli
in cui ti ho portato in braccio".






martedì 4 giugno 2019

Cuore Immacolato di Maria

Quest'anno (2019) la novena 
inizia 25 giugno finisce 28 giugno 
Giorno del Cuore Immacolato di Maria


Triduo al Cuore Immacolato di Maria

 Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza dell'anima mia !
"Io sono venuta a chiedere la consacrazione
del mondo al mio Cuore Immacolato.
A chi abbraccerà questa devozione prometto la salvezza;
queste anime saranno come fiori 
posti da me dinanzi al trono di Dio."

(La Madonna a Fatima) 




ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO
O Vergine santa, Madre di Gesù e Madre nostra,
che sei apparsa a Fatima ai tre pastorelli
per recare al mondo un messaggio di pace e di salvezza,
Aiutami a vivere fedelmente la mia consacrazione,
con una vita tutta spesa nell'amore di Dio
e dei fratelli, sull'esempio della tua vita.
In particolare ti offro le preghiere,
le azioni, i sacrifici della giornata,
in riparazione dei peccati miei e degli altri,
con l'impegno di compiere il mio dovere quotidiano
secondo la volontà del Signore.
Ti prometto di recitare ogni giorno il Santo Rosario,
contemplando i misteri della vita di Gesù,
intrecciati ai misteri della tua vita.
Voglio vivere sempre da vero figlio tuo
e cooperare perché tutti ti riconoscano
e ti amino come Madre di Gesù,
vero Dio e unico nostro Salvatore. Così sia.



Il Signore vuole stabilire nel mondo 
la devozione all'Immacolato Cuore di Maria.
Dio concede le sue grazie 
per mezzo del Cuore Immacolato di Maria.
A Lei dobbiamo domandarle.
Domandiamo la pace al Cuore Immacolato di Maria 
perchè il Signore l'ha affidata a Lei. 

(La piccola Giacinta a Fatima)